Si , ok può sembrare un gioco macabro, ma io non credo lo sia, credo sia un gioco spirituale.
A casa mia ogni tanto i bimbi giocano a "cosa vuoi diventare tu quando sarai morto?".
Ok un po' macabro sembra, ma invece è un gioco che da continuità, che mi sorprende ogni volta, soprattutto perchè papaverina dimostra una spiccata spiritualità. E poi, senza voler troppo fare la zen, la morte è parte della vita e prima lo si impara, più sarà naturale accettarne l'esistenza.
Perchè a farle la guerra non si vince mai.
Comunque, quando giochiamo lui vuole diventare quasi sempre un oggetto, uno di quelli di cui in quel momento è appassionato, fondamentalmente o navi da crociera o aerei a due piani.
Lei invece da risposte poetiche come "un arcobaleno", "l'acqua", "il sole".
Ieri papaverina mi ferma e mi fa:
"mamma ho deciso, voglio diventare un pulcino" ...
" e tu diventa una gallina, mamma" ...
"così continui a fare la mia mamma, mi covi, io nasco e stiamo insieme".
Quando guardo gli occhi di mia figlia al mattino gioiosi, grandi, curiosi e sorpresi vedo mille vite, mille anime e fra quelle ce n'è una molto familiare ...
perchè poi, è vero come ci ha tenuto a dire mia mamma citando Pavese che "L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia."
... Ma è anche vero, come dice la genetica, che in noi ogni singola proteina è codificata dal DNA e il nostro DNA è dato dalla fusione di quello di nostro padre e di nostra madre, e in ognuno di noi c'è parte di loro, e noi trasmettiamo parte di quella parte ai nostri figli.
Non è poetico come il ricordo, ma è potente quanto se non più del ricordo.
Io sono mia madre e mio padre e i miei genitori sono anche nei miei bambini.
In quei piccoli occhi c'è tutto un mondo e in quel mondo c'è anche lei, e quando mia figlia si sveglia e ogni giorno apre per la prima volta quegli occhi, io vedo i suoi.
Sarà per quello che lei è così brava a giocare a "cosa vuoi diventare".
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