Lei mi ha fatto pensare a vecchi ricordi e non è la prima volta che lo scrivo e lo racconto, ma anche oggi, un commento ad un post è diventato un fiume, che copio anche qui.
il mio grande (chiccodigrano) è nato alle 00:40 del 30 luglio 2010 con
un Apgar 5, cianotico, ma dopo 5 mnuti il suo indice era già salito a 8.
In quei 5 minuti in sala parto abbiamo assistito a uno di quegli scontri
“alla pellona”: il mio anestesista (avevo fatto l’epidurale) ha
bloccato la pediatra nel momento in cui stava per intubare
chiccodigrano, dicendole “ce la fa, ce la fa da solo”. Lei si è
risentita e da lì è iniziata la battaglia …
Chiccodigrano è stato portato al nido, si era ripreso alla grande, Apgar
nella norma, ha sempre respirato da solo … ma poi un po’ di acidosi e
lo hanno spostato in terapia intensiva neonatale per somministrargli del
bicarbonato.
Tutto questo è stato comunicato al mio compagno con le seguenti parole
dalla suddetta pediatra: “dobbiamo portarlo per controlli in terapia
intensiva”
lui “come? che dice? come terapia intensiva? può ripetere non capisco …”
lei “si in terapia intensiva, il bambino non ha respirato subito,
potrebbe avere danni neurologici” lui muto.
Io intanto ero nella mia stanza dove non ho smesso di parlare per tutta
la notte e dove nessuno è venuto a dirmi nulla oltre a “il bimbo è stato
spostato in terapia intensiva”.
Mia suocera ha domandato alla ostetrica “come mai la pediatra è stata
così scortese con mio figlio?” e lei ha risposto “eh la pediatra se la
prende perchè voi fate l’epidurale per partorire e si sa che i bambini
non nascono bene con l’epidurale”.
Questa frase mi ha fatto compagnia fino alle 9 del mattino dopo, mi fa ancora compagnia diciamolo, ma con papaverina l'epidurale l'ho fatta lo stesso: parto da manuale.
Alle 6 mi sono alzata (avevo qualche punto, voi sapete che attraversare
due lunghissimi corridoi dopo un parto naturale non è comunque una passeggiata) e ho
raggiunto la terapia intensiva neonatale … lì c’era un papà che
aspettava fuori, più preoccupato e meno fortunato di me.
Il suo bimbo
era stato trasferito da un altro ospedale in condizioni critiche.
Ovviamente dentro avevano da fare, e questo mi dissero al citofono, nulla più.
Al momento le odiai, il giorno dopo capii.
Durante la notte il mio ginecologo mi spiegò la “particolarità” di quella pediatra.
Alle 9 arrivo l’anestesista, era la terza volta che lo vedevo in vita
mia, mi strinse un braccio e mi disse “ragazza tutto a posto, il bambino
sta una bellezza a parte il fatto del braccio, ma è una sciocchezza”
io “braccio? quale braccio? perchè braccio? nessuno mi ha detto nulla”
lui “una frattura della clavicola, capita spesso, spesso neanche ce ne accorgiamo, non è nulla di grave”
io piango, finalmente dopo ore di euforia da anestetici e lacrime trattenute.
lui “ragazza non è colpa tua”
l’unico ad avermelo detto, l’unico ad avermi toccato.
Ho vissuto i calzari, la separazione, gli orari per dare il latte e la preoccupazione che dietro ogni allarme ci fosse il mio.
Ho diviso l’attesa con mamme che facevano quella trafila da mesi,
abituate a mangiare lì dietro perchè poi tanto 3 ore fra una poppata e
l’altra passano presto.
Ho visto mamme per cui quella possibilità di vedere i piccoli ogni 3 ore
era manna dal cielo, perchè ci sono stati giorni in cui i bambini non
potevano neanche vederli.
Ho sentito grida di gioia e ho visto lacrime e paura sul loro volto quando gli veniva comunicato “oggi esce”.
Mio padre ha visto chiccodigrano quando aveva già 4 giorni e i miei
amici venuti a trovarmi non lo hanno visto mai in ospedale, neanche
dietro ad un vetro.
I bimbi in incubatrice avevano una stanza con un vetro da acquario e ad
alcune ore la tenda veniva aperta e tutti potevano vederli, minuscoli,
minuscoli, con i pannolini taglia 0 ballonzoloni, nelle loro
incubatrici.
I bimbi in culletta (quelli che stanno bene e prossimi alle dimissioni) erano tenuti in una stanza senza vetro.
Nessuno poteva vederli e quindi nessuno lo ha visto mentre era là dentro, lui è passato quasi subito in culletta.
Io di questo ne ero immensamente felice, anche se fuori tutti si
lamentavano di non poterlo vedere, tutti quelli che non hanno mai
indossato cuffietta e calzari in vita loro.
Da allora amo gli anestesisti, soprattutto quelli burberi, che ti
accolgono con lo sguardo incazzoso ma che poi però ti sanno toccare con
una mano e una parola …
e odio le pediatre gelide, quelli che ne hanno viste troppe per stare
serene e che hanno dovuto coprirsi con una coltre di cemento per
svegliarsi comunque ogni mattina, indossare il camice e varcare quella
porta.
PS: Ah Chiccodigrano ha detto la sua prima parola a 9 mesi, a 20 mesi aveva
un vocabolario invidiabile e sapeva contare fino a 20 in italiano ed in
inglese, oggi usa la consecutio con congiuntivi e condizionali meglio
del 60% degli adulti che conosco: col cazzo che ha subito danni
neurologici.
biondo con la erre moscia e per merenda vuole i pomodori.
RispondiEliminapure questi so' danni.
(stasera vino o birra?)
a scuola gli stanno facendo fare degli esercizi per correggere la erre, posso anche morire.
RispondiEliminaCome vacche sacre gonfie di pianto
RispondiEliminaSono brutte e sfatte le donne, appena partorito. Sudano in gennaio e tremano d’estate, pallide sempre, in un travaglio che non ha mai fine.
Le contrazioni, ondate di dolore come una mareggiata, la paura di schiantare, la dignità che sfuma, le urla all’aria che squarciano la pelle.
Le conosco tutte le stazioni di questa viacrucis, antica più di Cristo, la via della passione da cui passa la sofferenza di ogni donna.
L’episio, il parto, poi la placenta espulsa con l’ultimo conato e infine la sutura a carne quasi viva e quasi morta.
Sono stravolte le donne, appena partorito. Escono da quella sala malferme sulle gambe, sorrette da uomini che tremano e qualche volta svengono, gli uomini. Le donne invece s’accasciano sul letto, vorrebbero dormire, dimenticare di essere famiglia, che i mariti sono troppo goffi e troppo dolore i figli. Tornar bambine, essere altrove.
E invece arrivi tu, candido giudice malevolo, ad annunciare la pena del dolore aggiunto, che non tutto è andato per il verso giusto.
Si scusano di piangere le donne, appena partorito. Si alzano dal letto frastornate e vanno, più vecchie di vent’anni, incontro al figlio nuovo che già si trova appeso a un filo.
Infagottata
in una vestaglia
di lanetta stinta
la donna sta
immensamente sola
piegata ai vetri dell’incubatrice
come una colpa che non è.
massimolegnani
(mi hai fatto tornare in mente questo brano)
un po' a fagiolo ... spero che tu non ne incontri troppe di donne così ... spezzano il cuore
RispondiEliminaCredo che per un medico sia importante lasciarsi spezzare :-)
RispondiEliminaml