Non sono una mamma che dice "non correre".
Grazie alla voglia di correre di chiccodigrano riesco ad arrivare a lavoro in tempo quando lo accompagno la mattina a scuola.
Papaverina poi quando sta con altri bambini, soprattutto con i più grandi, si illumina dice "collele" e si lancia a seguirli nelle loro gare squinternate.
Certo che in una sala cosparsa di coriandoli alla fine di una bella festa forse un "non correre" potevo farmelo uscire dalla bocca.
Non fosse altro per non sentire quel rumore sordo, non fosse altro perchè l'avevamo svangata, eravamo già con le giacche addosso, non fosse altro per evitarmi la corsa in ospedale a piedi con 10 kg di bimba in braccio perchè a quell'ora sai che traffico, non fosse altro perchè era l'unica sera dell'anno in cui lamiadolcemetàtuttadunpezzo si era allontanato e avrebbe dormito fuori, non foss'altro per non renderti conto di quanto si aspetta in un pronto soccorso pediatrico e poi fai i brutti pensieri, non foss'altro per il senso di colpa di aver rubato tempo alla chirurga che incollava il suo taglietto sulla fronte con delle superfascette di colla speciale, non foss'altro perchè quello stesso identico taglio sulla fronte, nello stesso identico punto ce l'ho anche io.
E sempre più mi rivedo nei suoi occhi coraggiosi di bambina sovrastati da un enorme cerottone.
Senza falsa modestia.
Soprattutto perchè, quando l'ho rimessa a terra, lei, dopo aver passato due ore in braccio a ripetere a modo suo la dinamica dell'evento: "botta, terra, porta, bua, bimbi ..", ha saputo dire solo un'altra cosa:
"collele" e ha ricominciato.
E quanto mi è costato non dire quella frase.
Nessun commento:
Posta un commento