... che poi io la conosco poco e mi domando perchè la sua storia mi ha investito come un treno e mi ha lasciato per un'ora incapace di capire cosa scrivevo, dicevo e facevo ...
E' arrivata perfetta e truccata come sempre e sorridente come sempre
lamiadoclemetàtuttadunpezzo "come stai? tutto bene?"
lei "ni, non sai niente?" e apre la diga di un fiume,e racconta a noi ... a noi due che la conosciamo poco, alla miadolcemetàtuttodunpezzo che la conosce da una vita perchè sorella di, a una ragazza sconosciuta anche lei in attesa della prima riunione con le maestre nuove e ... sembrava lo stesse urlando anche agli operai che lavoravano nel cantiere vicino ... voleva urlarlo a tutti.
Voleva urlare a tutti che ha il cancro al seno, che quei capelli perfetti non sono i suoi e che quel seno perfetto da sotto alla camicia in realtà non c'è ... entrambi i seni non ci sono più.
Voleva urlare a tutti che la sua vita è stata stravolta, che in tanti incompetenti non si erano accorti di nulla, che i dottori a volte sono malati della peggiore malattia al mondo (oltre all'incompetenza) per un dottore: l'insensibilità .... e se sei un oncologo è ancora più grave ... e poi pensi che per sopravvivere forse l'insensibilità è la cosa peggiore per il malato ma la migliore per il dottore e ...
avrei voluto dirle mille cose, darle mille consigli, parlare con lei della difficoltà dell'avere a che fare con dottori che non si parlano: un chirurgo, un oncologo, un radioterapista ... e essere tu a dover mettere insieme le informazioni, dirle di non farsi operare da questo e non farsi toccare da quest'altro ... di non sbattersi per la chemio fino a Roma, che già nella stessa città è uno sbattimento mortale ... ma non ho detto neanche "Ah"
... perchè per dire qualsiasi cosa avrei dovuto iniziare il discorso con "Sai un po' ne capisco, mia mamma ha avuto il cancro al seno ..." e alla sua domanda su come stesse ora mia mamma cosa avrei dovuto risponderle?
E poi ci domandiamo perchè poi ho combattuto per un'ora con la mia mano che voleva scrivere per forza il mio nome al posto di quello di mio figlio e quello di mia madre al posto del mio nei moduli della scuola ...
e ci domandiamo perchè ho pianto come una cretina quando ho sentito che in classe di chiccodigrano ci sarà un bimbo incapace di muoversi e parlare ... e ho pensato a sua mamma, la maestra diceva "io vorrei non ci fosse il bisogno di dirvelo e fosse per me non ve lo direi ma vi dico lo stesso che in classe dei vostri bimbi c'è un bambino disabile" e io pensavo alla sua mamma
e ci domandiamo perchè ho pianto ...
quella maestra sa che deve dircelo, quella maestra sa che nelle mie lacrime c'è una reazione, e io piango e mi sento colpevole delle mie lacrime, perchè la mia compassione, quella compassione con cui guardo ogni volta negli occhi quella donna che lotta con le buche guidando la carrozzina sotto casanostra, forse non fa bene a quella donna e ancor meno fa bene a bimbochiusonelsuomondo, ma io non riesco a non provare compassione e non riesco a non guardarla e non riesco a fermare quelle lacrime ... e ci domandiamo perchè?
Lei raccontava ... e io ho visto quattordici bambini correre sotto un paracadute arcobaleno ridere con mani, piedi, bocca e sudore, e ho visto chiccodigrano saltare lì sotto, colorato di ombra a spicchi rossi e blu e l'ho sentito gridare "è divertente, è divertente" e ho visto gli occhi di mio figlio ridere di gusto e poi ho visto un piccolo bimbochiusonelsuomondo sorridere solo con gli occhi, grato.
E poi ci domandiamo perchè ho pianto ...
E poi ci domandiamo perchè ci penso ancora ...
poco magone.
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