lunedì 12 gennaio 2015

4 gennaio 2015

Non ascolto Pino Daniele da tanto, o meglio non ascolto musica scelta da me da tanto ... sono sterile da questo punto di vista ultimamente e me ne vergogno ... anche nella lettura lo sono.
Lettura e musica erano sempre state protagoniste della mia vita famigliare.
Mia madre con un libro in mano dentro al letto con la lucina è un'immagine abbastanza costante della mia "buonanotte" da grande, quella in cui sei tu che vai a dare la buonanotte, non lei che viene col bicchiere d'acqua a dire "buonanotte al secchio".
La musica era negli "intillimani" a tutto volume il sabato mattina, in quel disco con la copertina colorata, nella puntina che gracchiava e in mio fratello che se ne impadronì e decise lui la musica per tutti noi col volume allucinante che teneva per molti anni e scelse solo "beatles" per un bel po' ... una venerazione allucinante, ai limiti dell'ossessione, per lui e della disperazione per noi.
Purtroppo non ho portato questa buona abitudine a casanostra e me ne vergogno. Anzi no, a leggere leggo sempre, ma poco per me e molto per loro e ogni sera se ne vanno pagine e pagine da libri vari nel loro letto.
Per quel che riguarda la musica è lamiadolcemetàtuttadunpezzo che mette musica nelle mattinate casalinghe del weekend, raramente lo sono io ... anche perchè poi a volte me ne esco con cose del tipo "sono nostalgica, ho voglia di sentire Raf" ed eccoci con me che urlo "cosa resterààààà di questi anni '80" mentre spazzo in cucina ... allora ci credo che preferisca tenere lui il timone della scelta.
Insomma Pino Daniele lo abbiamo sentito in casanostra, ma poco e sempre perchè lo ha acceso lui, forse c'è poca roba su spotify e noi dipendiamo da lui ormai, ma insomma è tanto che non lo ascolto.
Ed ora non ho il coraggio di farlo.
Perchè è morto, pochi giorni fa e io scrivo ora perchè ora riesco a scriverne, ma non pubblico ancora perchè per ora non ce la faccio a rileggere.
Da bambini abbiamo vissuto lontano da Napoli e abbiamo anche viaggiato verso il veneto e di ritorno da lì quando andavamo dai nonni e Pino Daniele ci accompagnava sempre nel passaggio del confine della Campania con "Terra Mia".
Fra le cassette consumate in quelle 10 ore di viaggio a salire e a scendere c'era una sua cassetta, non saprei quale, quella con "Je so pazz"e il suo finale catartico, il cui impatto su noi bambini era stupefacente ... mi è stato ricordato da lui.
Noi il napoletano lo abbiamo sempre parlato poco, con mamma che lo capiva, a volte anche meglio di noi, ma non lo parlava, in casa abbiamo sempre parlato italiano.
Il Pino Daniele della mia infanzia invece parlava un napoletano spinto ed è stato lui ad insegnarmelo.
Ero affascinata e un po' spaventata da questo linguaggio a me estraneo, da quella voce stranamente femminile da quei capelli lunghi da leone. E, come tutte le cose che spaventano, più mi spaventava, più mi affascinava, come quella figurina di Maradona, con quei ricci e quegli occhi neri neri che ti fissavano dall'album Panini.
Poi mi sono innamorata, il primo amore da ragazzina e sotto la pioggia ho sentito con lui "quanno piove" il 13 giugno 1994 al Sanpaolo e quel giorno venne davvero a piovere su noi e più tardi piovve sul nostro amore bambino e ascoltando e riascoltando "quanno piove" ho pianto tutte le lacrime che si versano quando finisce il primo amore ...
Poi Pino Daniele per me è diventato quello dell'italiano di "da SanMartino vedi tutta quanta la città col mondo in tasca e senza dirsi una parola ..."e io ora ci abito a SanMartino e ci vado a correre lassù e ogni volta che salgo, guardo giù e dentro me canto quella canzone.
Quel giorno di 20 anni fà al SanPaolo ho vissuto delle sensazioni che mai dimenticherò, fu incredibile.
Pino Daniele non so come faceva, ma ha lasciato in tutti noi che lo abbiamo ascoltato dei ricordi molto vividi, intimamente connessi alle sue canzoni: e quando pensi alla canzone rivivi quei ricordi e ti risenti in quel corpo, quando ripensi a quei momenti risenti la canzone e sei di nuovo là.
Ricordo ancora il caldo nell'auto dei miei mentre cantavamo "che calore, che calore comm coce o sol, dice la chiattona", i torcimenti di stomaco per amore non corrisposto nella stanza di mio fratellogrande, che era già all'università, il divertimento connesso a "Je so'pazz" tutti e tre nel retro dell'alfetta, la malinconia di quel "Terra mia" ascoltato in silenzio gomito a gomito ma in stanze diverse della stessa casa troppo vuota.
Insomma è tutto vivo e presentissimo in qualche parte della mia testa e del mio stomaco.
E ho notato che non sono la sola ad avere tutto così vivo.
Io oggi ho paura di ascoltare Pino Daniele perchè potrebbero risvegliarsi altre emozioni di nuovo vivissime e potrei ritrovarmi a 10, 15, 20, 30 anni di nuovo con lui nelle orecchie e e man rint' a sacc ... e potrei piangere le lacrime della bimba di 10 anni, dell'adolescente di 15 della ragazzina di 20 e della donna di 30 anni, che ha perso il leone che cantava con la voce da bambina.
E lui ieri sera si è messo nel letto al buio, con le cuffie nelle orecchie e cantava e cantava ... e andava, e l'ho lasciato solo nel suo corpo di qualche anno fa al volante di un'auto calda che attraversava Italia, Francia e Spagna con tutta la vita dietro l'angolo.

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